28 Ago ‘No’ allo scippo della Soprintendenza di Taranto
Mantenere la sede dirigenziale della Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo nella Città di Taranto. È la richiesta che il sindaco del capoluogo ionico, Rinaldo Melucci, ha formulato ufficialmente al Ministro della Cultura alla luce della proposta di riorganizzazione delle sedi operative che determinerebbe l’accorpamento dell’importante presidio tarantino alle Soprintendenze di Lecce e Brindisi. Motivata dall’importanza storica e culturale del Polo Archeologico di Taranto, uno dei più antichi e rilevanti del Sud Italia, l’istanza punta a scongiurare quella che potrebbe rivelarsi l’ennesima mancanza di attenzione nei confronti della città che fu l’antica Capitale della Magna Grecia.
Sdegno e rabbia. La notizia è di quelle che suscitano incredulità e che inducono a credere che ci sia un oscuro disegno verso Taranto.
La provincia di Taranto si appresta a perdere un altro prezioso tassello dall’elenco, già non particolarmente ricco,degli istituti culturali che hanno sede sul territorio.
Un ennesimo taglio, sta per abbattersi sulla città che dal 2021 è sede centrale della Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo. Una decisione dettata dalla logica asettica dei numeri che, su proposta del Ministero della Cultura, punta ad un accorpamento delle sedi di Lecce, Brindisi e Taranto.
Una notizia che lascia attoniti in considerazione soprattutto del ruolo culturalmente strategico svolto da Taranto, sede del prestigioso Museo Archeologico Nazionale Martà, e che mortifica la storia di una città che vanta sul suo territorio importantissimi siti (il parco archeologico di Saturo, il Castello Aragonese, gli ipogei di Città Vecchia) che testimoniano la centralità di Taranto, il suo ruolo di crocevia di culture e popoli.
Non a caso sono di questi giorni le indagini geofisiche al parcheggio dell’ex mercato coperto di via Anfiteatro, a cura della stessa Soprintendenza, finalizzate a sondare il sito su cui pare sorgesse un anfiteatro romano.
ll Ministero della Cultura non può, con un colpo di spugna,cancellare le aspettative di un territorio che faticosamente cerca di liberarsi dal cliché di città industriale e di costruirsi una nuova immagine che proprio sulla sua storia millenaria, poggia le basi su cui costruire il futuro della nuova Taranto, dove la cultura svolga un ruolo sociale ed economico, e dove la diversificazione produttiva apra a nuovi scenari di crescita e sviluppo.
Per tali ragioni, la richiesta di mantenimento della sede centrale della Soprintendenza Nazionale a Taranto non è una pretesa ingiustificata: la storia della città, la sua vocazione storico-culturale, la giustifica.
Tra l’altro la perdita di riferimenti importanti, di istituti di rilevanza nazionale, priva il territorio di quegli attrattori direzionali ed amministrativi che incentivano la circolazione delle persone e che favoriscono la crescita delle economie di prossimità. Taranto non è solo acciaio, ma le continue politiche di sottrazione (la vicenda dei collegamenti ferroviaria insegna) degli organi statali confermano la incapacità, o non volontà, del Governo di sostenere il percorso di cambiamento.
Confcommercio Taranto invita le istituzioni, i rappresentanti della cultura, i cittadini a far sentire uniti la voce della comunità ionica, per dire ‘NO allo SCIPPO della Soprintendenza ’