28 Ago Taranto, aveva antichi reperti archeologici in casa: sequestro dei carabinieri
Nei giorni scorsi i Carabinieri della sezione Tutela Patrimonio Culturale del Nucleo di Bari, in collaborazione con l’Arma territoriale, nell’ambito di un’attività coordinata dalla Procura, hanno ritrovato e sequestrato all’interno di una abitazione privata nove reperti archeologici. I beni, databili dal V° al III° sec. a.C., sono risultati privi della documentazione attestante la lecita detenzione e non notificati dalla Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo di Taranto.
La consultazione della Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti gestita dal Comando TPC si è rivelata di fondamentale importanza per lo sviluppo delle indagini, raccoglie ed elabora grazie alla comparazione ben oltre 7.900.000 oggetti censiti, e più di 770.000 immagini memorizzate, è il database dedicato ai beni culturali illecitamente sottratti più grande del mondo.
Cosa prevede la normativa
E’ bene ricordare come la normativa vigente preveda sui beni archeologici provenienti certamente o presumibilmente dal territorio italiano una presunzione di appartenenza allo Stato. Il privato che intenda rivendicare la proprietà di reperti archeologici è tenuto a fornire la prova che gli stessi gli siano stati assegnati dallo Stato in premio per ritrovamento fortuito; o che gli siano stati ceduti sempre dallo Stato a titolo d’indennizzo, per l’occupazione d’immobili; o che siano stati in proprio, o altrui possesso, in data anteriore all’entrata in vigore della Legge n. 364 del 20 giugno 1909. Inoltre, per quanto previsto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, le alienazioni, le convenzioni e gli atti giuridici in genere, compiuti in violazione delle previsioni in materia di tutela, proprietà e circolazione dei beni archeologici indicati nello stesso codice, sono nulli.